1990-1997

La quinta Coppa Italia e la Supercoppa di Batistuta


Nel 1990 Mario Cecchi Gori ed il figlio Vittorio, appena rilevato il club dai Pontello, si ritrovano senza Baggio e con un tecnico non scelto da loro (Sebastião Lazaroni, che ha guidato la nazionale brasiliana ai mondiali italiani appena conclusi). Rimane Dunga, arrivano Fuser, il romeno Lăcătus ed il giovane Massimo Orlando. Torna Borgonovo che però non ripeterà la brillante stagione di due anni prima. La vittoria contro la Juventus, nel giorno del ritorno di Baggio da avversario e della grande coreografia, non salva una stagione da dimenticare, terminata nella parte bassa della classifica. 

La prima vera campagna acquisti targata Cecchi Gori è quella dell’estate 1991: torna Carobbi, arrivano Branca, Maiellaro, Mazinho e soprattutto Gabriel Omar Batistuta, fresco trionfatore e capocannoniere con la nazionale argentina nella Coppa America. L’avvio ancora in salita costa la panchina a Lazaroni, ma anche il suo successore, Gigi Radice, non riesce a condurre la squadra oltre una posizione mediocre di classifica. In compenso esplode Batistuta che, dopo aver vinto la concorrenza di Branca e Borgonovo, mette in mostra tutta la sua potenza. 

I botti di mercato arrivano nel 1992: le due stelle straniere Stefan Effenberg (nazionale tedesco) e Brian Laudrup (nazionale danese), e poi Daniele Carnasciali e Gianluca Luppi in difesa, Fabrizio Di Mauro a centrocampo e Francesco Baiano in attacco. Con un gioco aperto, offensivo e spregiudicato, la Fiorentina ottiene sonanti vittorie (sette gol all’Ancona) ma anche pesanti sconfitte (sette gol dal Milan). Dopo una sconfitta interna contro l’Atalanta, Vittorio Cecchi Gori, in un convulso dopo partita, esonera Gigi Radice ed affida la squadra ad Aldo Agroppi. E’ l’inizio della fine: prestazioni mediocri e pessimi risultati portano la squadra all’inaspettata retrocessione in serie B dopo oltre cinquanta anni. A niente serve il disperato tentativo della coppia Chiarugi-Antognoni che rileva in panchina Agroppi a cinque giornate dalla fine. 

Per tornare subito in serie A i Cecchi Gori trattengono a Firenze tutti i giocatori più forti. Come unici stranieri consentiti in serie B, Batistuta ed Effenberg vengono preferiti a Laudrup ceduto in prestito al Milan. Il cammino verso l’immediato ritorno in serie A è affidato al tecnico romano Claudio Ranieri, che lancia anche alcuni giovani come il portiere Toldo e gli attaccanti Banchelli, Flachi e Robbiati. Il campionato cadetto viene vinto facilmente dai viola ma purtroppo Mario Cecchi Gori non avrà la soddisfazione di rivedere la sua amata Fiorentina in serie A perché viene a mancare a novembre. Il figlio Vittorio sale ai vertici della società. 

Il 1994-95 è l’anno dell’arrivo di Manuel Rui Costa e della consacrazione di Gabriel Omar Batistuta, che batte un vecchio record andando a segno consecutivamente per le prime undici partite di campionato. La furia dell’argentino è incontenibile ed al termine della stagione Batigol metterà a segno 26 reti vincendo la classifica dei cannonieri. Nel primo anno in cui la vittoria viene premiata con tre punti, il campionato viola è una continua altalena di risultati. Il decimo posto finale non soddisfa nessuno, ma è netta la sensazione che, con giocatori come Toldo, Rui Costa, Batistuta e Baiano la strada per fare il salto di qualità sia davvero alla portata. 

Ed infatti il primo successo per Vittorio Cecchi Gori e Claudio Ranieri arriva nel 1995-96. La difesa viene rinforzata con la coppia Amoruso-Padalino, il centrocampo trova solidità con lo svedese Schwarz ed in attacco Batistuta e Baiano (con Robbiati pronto a subentrare) si integrano alla perfezione. Il campionato dei viola è entusiasmante ma il rush finale premia il Milan. In Coppa Italia invece la Fiorentina vince sempre: supera in sequenza l’Ascoli, il Lecce, il Palermo e l’Inter, prima di trionfare sabato 18 maggio 1996 a Bergamo contro l’Atalanta. La quinta Coppa Italia della storia della Fiorentina verrà festeggiata a lungo, sia a Bergamo che, incredibilmente, sino a notte fonda al Franchi, dove gli spettatori, che hanno assistito su un maxischermo alla gara, attendono per ore il rientro della squadra. Il torneo si chiude con un record difficilmente uguagliabile: un en plein di otto vittorie su otto incontri (di cui cinque in trasferta) con ben 17 gol segnati e soltanto 3 subiti. 

All’inizio della stagione successiva, San Siro ospita domenica 25 agosto 1996 la partita che assegna la Supercoppa italiana tra il Milan campione d’Italia e la Fiorentina, detentrice della Coppa Italia. In tutte le otto precedenti edizioni del trofeo, la squadra campione d’Italia ha sempre prevalso. A Milano la Fiorentina, nonostante alcune importanti defezioni (Baiano, Padalino, Serena), gioca da grande squadra e dopo dodici minuti Batistuta brucia sullo scatto Franco Baresi e scaraventa in rete da pochi passi. Dopo il pareggio rossonero di Savićević, nel secondo tempo Batistuta, con una perfetta punizione dal limite dell’area, assesta il colpo letale all’avversario. Un altro ambitissimo trofeo entra nella bacheca viola. In campionato invece, nonostante gli arrivi di Oliveira ed a gennaio di Kančel'skis, la squadra non va oltre il nono posto. In Coppa delle Coppe Batistuta zittisce il Camp Nou ma al ritorno il Barcelona elimina i viola in semifinale. Si chiude il ciclo Ranieri. 

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