1980-1990

Dallo scudetto sfumato alla Finale Uefa


L’estate del 1980 segna l’arrivo della famiglia Pontello alla guida della società e la riapertura delle frontiere per i calciatori stranieri. Dopo una sconfitta ad Ascoli, l’allenatore Carosi viene rilevato da Giancarlo “Picchio” De Sisti, che sfiora la qualificazione alla Coppa UEFA. 

Nel 1981-82 le polemiche per la nuova maglia e per il nuovo giglio stilizzato scelti dalla società vengono mitigate da una ricca campagna acquisti che porta a Firenze Graziani, Pecci, Massaro, Monelli, Cuccureddu e Vierchowod. Il campionato, turbato dal grave infortunio alla testa del capitano Antognoni contro il Genoa, fa sognare i tifosi, ma l’illusione del terzo scudetto svanisce all’ultima giornata quando il pareggio viola a Cagliari e la contemporanea vittoria della Juventus a Catanzaro, tolgono alla Fiorentina la possibilità di giocarsi il tricolore in uno spareggio. 

Si riparte con Daniel Passarella (capitano della nazionale argentina) al posto di Vierchowod, ma il mancato rinnovamento viene pagato con l’eliminazione da Coppa Italia e Coppa UEFA e un campionato anonimo che termina con un quinto posto, ben al di sotto delle aspettative della vigilia. 

Grazie al lavoro di Italo Allodi, entrato in società nel gennaio 1983 per gestire le operazioni di mercato, arrivano a Firenze Oriali e Pasquale Iachini, mentre Monelli torna dal prestito per sostituire Graziani ceduto alla Roma. In quel campionato 1983-84 la Fiorentina torna nelle zone altissime della classifica, mostrando un gioco offensivo e spettacolare, ma un altro grave infortunio al capitano Antognoni fa perdere la convinzione di poter lottare per il titolo e la squadra conclude al terzo posto, qualificandosi per la Coppa UEFA. 

Nella stagione successiva, il 1984-1985, arrivano Claudio Gentile e la stella brasiliana Sócrates, ma l’indisponibilità di mister De Sisti e la perdurante assenza di Antognoni fanno svanire i sogni di gloria. La stagione, durante la quale la dirigenza sostituisce De Sisti con Ferruccio Valcareggi, verrà ricordata per l’eliminazione dalla Coppa UEFA ad opera dell’Anderlecht ed il nono posto in campionato. 

Scottati dalla negativa e costosa esperienza Sócrates, si decide, con il nuovo direttore generale Claudio Nassi, di puntare sui giovani. All’inizio della stagione 1985-86 arrivano Roberto Baggio dal Lanerossi Vicenza (mai impiegato per infortunio) e Nicola Berti dal Parma. Altri ottimi giovani del vivaio guadagnano la fiducia del nuovo allenatore Aldo Agroppi il quale, anche grazie a vittorie esaltanti contro Milan, Inter e Juventus ed al successo di Pisa all’ultima giornata, porta la squadra alla qualificazione in Coppa UEFA. Ma i contrasti con la tifoseria, relativi all’impiego di Antognoni, ne impediranno la riconferma. Passarella segna 11 gol, nuovo record italiano per un difensore. 

La famiglia Pontello, delusa e indispettita, si defila ed affida la presidenza alla figura manageriale di Pier Cesare Baretti, ex giornalista e dirigente di Lega. Baretti rompe con la coppia Agroppi-Nassi e chiama in panchina Eugenio Bersellini. La campagna acquisti conferma il disimpegno della proprietà che cede Galli e Massaro al Milan e Passarella all’Inter. La porta è difesa dal giovane Landucci, in difesa torna Galbiati ed in attacco arrivano Ramón Díaz e Alberto Di Chiara. Il campionato 1986-87 è quello dell’esordio di uno dei più grandi talenti del calcio italiano. La grande tradizione dei numeri 10 in maglia viola continua grazie a Roberto Baggio, classe 1967, il quale, nonostante un inizio sfortunato per i continui problemi al ginocchio, segnerà la storia di Firenze. Dopo l’esordio contro la Sampdoria alla seconda giornata, tornerà in campo solo nelle ultime partite di campionato segnando il suo primo gol in serie A allo stadio San Paolo in festa per il primo scudetto del Napoli di Maradona. Purtroppo la stagione è grigia. Eliminati già a settembre da Coppa Italia e Coppa UEFA, in campionato le cose vanno anche peggio: con una sola vittoria nei primi otto incontri, la Fiorentina termina appena sopra la zona retrocessione. Giancarlo Antognoni saluta Firenze per andare a giocare nel campionato svizzero con il Lausanne-Sports. 

Nel 1987 c’è ancora un cambio tecnico alla guida della squadra. Il presidente Baretti punta sullo svedese Sven-Göran Eriksson che, sulla panchina della Roma aveva messo in mostra un calcio spettacolare. Il rettore di Torsby chiama dal Göteborg il difensore Hysén, suo connazionale. Dal Pescara arrivano Bosco a centrocampo e Rebonato in attacco, mentre lasciano Firenze Gentile e Oriali. L’inizio, con la vittoria a San Siro contro il Milan, è promettente. Ma prima di Natale l’ambiente viola è sconvolto dalla tragica scomparsa di Baretti in un incidente aereo. La famiglia Pontello lo sostituisce con un altro presidente manager, l’ex arbitro Lorenzo Righetti, anch’egli piemontese ed ex dirigente di Lega. La discontinuità di risultati frutta soltanto una posizione di centro classifica, mentre in Coppa Italia i viola, dopo aver vinto a Napoli per 3-2, si fanno incredibilmente eliminare dai partenopei perdendo il ritorno a Firenze per 3-1. 

Con Berti e Diaz ceduti all’Inter, continua l’emorragia di pezzi pregiati, ma gli arrivi di Dunga dal Pisa e soprattutto di Stefano Borgonovo, in prestito dal Milan, riescono a compensare quelle partenze. Anzi, la nuova coppia Baggio-Borgonovo stupisce tutti e, grazie ad un’ottima intesa, colleziona ben 29 gol. Curiosamente sarà il vecchio bomber Pruzzo, arrivato a Firenze dalla Roma al termine della carriera, a portare la Fiorentina in Coppa UEFA, segnando il gol decisivo nello spareggio di Perugia, proprio contro la sua ex squadra. 

La stagione 1989-90 è l’ennesimo spartiacque di epoche sportive viola. Un campionato travagliato, molte gare giocate fuori Firenze a causa dei lavori allo stadio per i mondiali, con una salvezza giunta soltanto alla fine, e un cammino in Coppa UEFA per certi versi esaltante e giunto fino all’epilogo finale, sono lo stridente contrasto di emozioni che culmineranno a fine stagione con la cessione di Roberto Baggio alla Juventus e il passaggio di mano del club dai Pontello ai Cecchi Gori. Il tecnico scelto è Bruno Giorgi. I risultati non arrivano se non nella competizione continentale (giocata tutta a Perugia) e la società, allo scopo di salvare il salvabile, affida la guida tecnica della squadra per gli ultimi due mesi a Francesco Graziani. In campionato l’obiettivo è raggiunto all’ultima giornata, ma la delusione della finale UEFA persa tra le polemiche nel doppio confronto con la Juventus e la rabbia per la cessione di Baggio fanno esplodere la rivolta dei tifosi. 


Per Borgonovo è l'inizio di una lunga carriera che lo vedrà vincere anche con la maglia del Milan. La vera battaglia per 'Borgo-gol' inizia però lontano dal campo contro la 'SLA'. La 'stronza' come la chiama con coraggio quando annuncia pubblicamente la sua malattia e aprendo insieme alla moglie Chantal e ai figli una fondazione destinata a trovare fondi per le cure e per assistere i malati di questa terribile malattia neurodegenerativa. Nel 2008 al Franchi Borognovo ritorna da protagonista sospinto da Roby Baggio e dai quasi trentamila che commossi applaudono il proprio idolo impegnato in una sfida impossibile. Purtroppo Stefano scomparirà nel giugno del 2013, ma il suo spirito e la sua voglia di combattere la SLA continuano attraverso i familiari e la ricerca in parte finanziata proprio grazie a quel Fiorentina - Milan dell'ottobre 2008. 

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